Cintamani

L’immagine è fissa tra riflessi geometrici di minute onde che frammentano il liquido salato, denso e incorporeo.C’è una roccia affacciata sul mare in primo piano da cui sporge una pianta. Le foglie paiono dischi concavi poggiati, come unghie di mignoli, a steli coriacei e flessibili.

Giornata di vento. Il sole si confronta con la superficie marina, che inquieta continua a sbarazzarsi della sua immagine. Il mare divaga in sussulti e sbadigli. Il mare si sposta. Ora è nero, ora blu, ora argento. Io,immobile, spettatrice di un gioco d’acqua. Promontori grigio roccia si stagliano nello sfondo. Su di loro sporadiche e rigogliose tinte verdi d’arbusti mediterranei fanno presagire una musica diversa dallo sciarbordare dei pensieri miei.

A sfocare il passaggio arrivano delle scarpe che sono cammini, pellegrinaggi e vitalità. Hanno i lacci bianchi, sciolti. Odore di legno caldo e crepitio di foglie nell’aria. In quelle scarpe è scritta l’origine della tua nascita e nella terra che calpestano l’epitaffio del tuo espiro.

Eccoti: avanzi nella mia direzione. Sei ginocchia trascinate da piccoli polsi morbidi e sicuri sopra un pavimento di mosaici concentrici a raggi bianchi e blu.Ti slanci a forza di spallate, una e poi l’altra, l’altra e poi una e fai sorridere, perché sembri un poco scimpanzé e un poco anche tricheco. Vette dolomitiche di pavone, nuvole di polvere giallo ocra sono il lascito del tuo passaggio e nel trambusto che generi rincalzi con cascate gorgoglianti di risata infantile.

Zeus, la vita e la morte arrossiscono dai Cieli e tu, Salomone, procedi.

Hai i capelli rossi, le lentiggini e un volto grande. La tua bocca si deforma in ricami di sorrisi che atterriscono e le lacrime arrivano a bagnarmi le orecchie. Il petto si riempe e, pervasa da una sensazione estatica di accoglienza, permetto alla cometa di suggellare col suo raggio il mio timido “Sì”. Arbore.

Mi vieni incontro, sei sopra di me e cerchi vorace il mio seno sinistro, gonfio e ricolmo. E io, che madre non lo sono stata mai, te lo porgo in un gesto tanto improvviso quanto atavico. Qualcosa da me inizia a fluire verso te. “Sì”. Substantia.

Ad ogni sorso, di cui avido e certo ti appropri, oscillo tra svenimento e presenza, mentre Lui, compagno e padre, mi bacia le tempie e dispiega: “Sei Nut, via d’amore che è dono”.

Il paesaggio caduceo tramonta in voli serali di uccelli e nubi di moscerini. Le danze di Franco e i cuori di Francesco e Chiara ci indirizzano al vascello.”Sì”. Atma.