Io credo nelle fate

La superstizione è l’attitudine a dare soluzione comprensibile a fenomeni oggettivamente inspiegabili. Ovvero, gli esseri umani si rifiutano di credere che il caso esista, e si traduca nel semplice incontro tra minuscoli atomi. Ma TU, che non sei per niente superstizioso, pensi che ogni singolo istante sia dato dal caos metafisico, un vorticoso scontro tra nano-elementi, random.

Ora ti racconto una storia e devi tener ben presente quanto detto.

Sono le ventitré di un buio giovedì sera, in un ufficio arredato da una Corona Smith e un immenso tavolo da lavoro ricoperto da settecento scarabocchi freschi di giornata.

Tutti in giornata. Ci sono due signori chini su quel tavolo che strimpellano con la matita che è un piacere. Hanno tempo fino a mezzanotte, prima che il guardiano ricordi loro che i padri di famiglia, a quell’ora, sono a casa a far l’amore con le mogli o ad ascoltare la CBS Orchestra appollaiati sulla poltrona. Non c’è tempo da perdere, il dopo lavoro al riparo dal capo è come ossigeno per le mani atrofizzate dal fai-come-dico-io. Charles Mintz taglia su tutto, soprattutto se la fantasia è fuori budget. I due signori nemmeno parlano tra loro, disegnano e basta. Hanno nei polpastrelli l’energia delle prime volte, ancora vergini di una vera uscita ufficiale. Ma quel giorno tutto è diverso. Uno dei due produce più dell’altro. Gli è stato concesso un mutuo dalla banca. Incredibilmente, dopo trecentodue rifiuti. Si è sistemato i documenti approvati accanto a sé, li guarda a intermittenza per non dimenticare che il personaggio che sta disegnando presto prenderà vita. Nonostante tutto, ce l’ha fatta. Quarto di cinque figli, infanzia a consegnare giornali alle 4 di mattina prima di andare a scuola, famiglia contro, pendolare tra agenzie pubblicitarie, paga da fame, nutrita con quintali di sogni, ma pur sempre da fame. Con quel mutuo potrà costruire quel mondo incantato dove tutto è normalmente incredibile, dimostrando a qualsiasi Charles Mintz che lui ha sempre avuto ragione.

Tornando a noi, TU che, al contrario di me, sei Mister Razionalità, TU che non sei per niente superstizioso, vai dal quel signore e gli spieghi che esser sceso dal letto col piede destro non ha fatto sì che il banchiere gli concedesse il mutuo, che la coccinella sulla spalla appena uscito di casa era aleatorietà, che il surreale non esiste e le sue intenzioni sono capricci provinciali. Nessun incitamento per ottenere un APPROVED, ma scontro fatale di elementi nell’iper disordine.

Vai lì e gli dici “Caro Walter Elias Disney Junior, non hai capito un cazzo”.

di Serena Michelozzi