Le Mie Paludi

“Jean, è possibile che non ti si riesca mai a scrutare l’anima? Ogni volta che si parla di te, di te messo a nudo, è come guardare un torbido acquitrino ed io non faccio che aspettare un riflesso, anche lunare. E mi pesa.”

Jean restò molto colpito da quella critica mossa da vivo interesse. Jean amava Odette. 
Ciononostante lasciò la testa vagare nella coltre di nubi ove ogni singolo fotone del satellite a noi più caro faceva a spallate col fratello nel tentativo di baciare la terra. 
Tra sé pensava: “Mia Odette, che difficoltà. Le tue parole sono per me una sferzata di bora, un violino che risuona molto acuto seppur non stridulo. E ora guardati, guardati come ti aspetti due precise parole. Ma che è il linguaggio nostro per esprimere ciò che sento io? Che cosa sono quelle tre vocali unite a due consonanti? Davvero basta così poco per trasmetterti il mio sentimento? No, non è così semplice per me. Vedi, io mi sento una falena che si accontenta di appoggiarsi ad una finestra tutta la notte per osservare la luce della sua lampada preferita. Ho visto sin troppe compagne rientrare al nido con le zampe bruciate. Se mi spingessi troppo in là mi brucerei, lo capisci? Tu hai perfettamente ragione, sono talmente torbido da non accettare la furia totalizzante di quel sentimento che vuoi ti travolga. Odette, io ho paura di distruggerci. Nel concepire odio o amore ci tramutiamo in Icaro e le nostre lanterne diventano un sole da cui non si può più tornare indietro. Da cui non si può cavarsela con un paio di zampette bruciate. Pertanto, mia dolce, continuerò nel mio silenzio ad amare il tuo sguardo timoroso e teneramente inquisitore, la tua curiosità perpetua, il tuo sorriso che accompagna il sonno. Però mai tramuterò in umano ciò che umano non può essere.”

D’un tratto un deciso tocco materno sulla spalla lo distolse dalle nubi. I baluginii tersi dei suoi occhi sinceri e impauriti si scontrarono con le paludi di Jean. 
Dunque il ragazzo si fece forza, parecchia, e le carezzò la mano dicendole piano, con un tiepido sorriso: “perdonami, Odette.”