No frat proprio non ci siamo

“No frat proprio non ci siamo”, pensavo a quel momento della scelta di vita di m. mi piacevano le macchine, l’odore della benzina, lo sporco dell’olio; “ma cosa stai dicendo” mio padre impiegato pubblico; fare il meccanico sei pazzo? E così eccomi alla fermata del 18 diretto all’ istituto tecnico commerciale P.F. Calvi che casino il latte va su e giu’ giù un fiato da paura, non voglio. Piumini sgargianti risate mi avvicino al gruppo scherzo rido ma un uovo sodo sullo stomaco fermo lì.
Eccomi si apre l’aula arrivo un tipo mi guarda banco libero ciao mi chiamo Nico e tu? Faccia da figlio di operai per fortuna.
Ci alziamo prof italiano, cognome tedesco, non si scherza.
Voci dietro di me, profumi, amici di amici future alleanze.
Guardo fuori vorrei essere Tarzan e andarmene per sempre. Mi appoggio la testa sulla mano, il prof se ne accorge, partiamo bene.
Campanella non ho proprio passione di alzarmi, frat io rimango qui’ ho la stomaco a cartoni.
Solo per 15 min. Che cazzo volete da me, volete che diventi uno schiavo, un servo del sistema, vita bruciata con la vostra economia mafiosa no no proprio no.
Basta mi alzo vado alla cattedra prendo un cassetto lo tiro esce lo prendo tra le mani lo metto sotto i piedi mi slaccio i Lewis Levi’s e ci cago dentro. Lo rimetto al suo posto, mi pulisco faccio lo zaino e torno in Riviera al 18 verso casa.
Chi c’è sopra l’unica ragazza non truccata, Lucia la compagna in un paese oceano di leghisti.
“Ciao Nico che ci fai qui?”
“Cercavo un vespasiano!”