Pop

Dieci anni dopo tu dirai d’amare Bon Iver e disquisirai con un ragazzo – l’ennesimo uguale ragazzo dalle camicie abbottonate fino al colletto e dagli occhiali grandi, finti, sbagliati – dell’influenza dell’inverno del Wisconsin nella scrittura di For Emma, Forever Ago; ed io sarò poco distante, uno o due gruppetti più in là, intento a collezionare suggerimenti sulla prossima band islandese da-ascoltare-prima-che-sia-troppo-tardi, cioè prima che qualcun altro ne venga a conoscenza. Tu ricorderai l’estate del 2011 come l’irripetibile stagione dei Cani, io per la sofferenza impressami da un amore finito e dal gusto dolciastro del Lexotan. Tutto il resto l’avrai dimenticato o nascosto fra le cianfrusaglie dei tuoi ricordi: allora era Albachiara la tua canzone preferita, io viaggiavo già su territori anglofoni e tornando dalla gita di terza media, quando mi avevi scoperto ad ascoltare una canzone dei Guns N’ Roses, mi avevi detto: “Non male”. Era Sweet Child O’ Mine; no, non era male.
Io però qualcosa mi ricordo: nella riserva di caccia della scuola media tu eri l’elefante bianco, la preda ambita, quella già con le tette e il sorriso a posto, le magliette striminzite e un nome che faceva voglia. Tu eri pop, io vorrei dire d’essere stato punk anche se non è vero per niente: l’apparecchio, l’alito pesante, i capelli unticci e fuori posto, l’abbigliamento scadente non erano punk.

Mi domandi adesso quello che ho fatto più tardi, e con più tardi forse intendi che c’è stato un prima che tu conosci. Ma tu non conosci né il mio prima né il mio più tardi. Così l’unico fatto che mi va di raccontarti (come sto facendo) è avvenuto oggi, dieci anni – ed innumerevoli avventure, amanti, viaggi, speranze, disinganni – più tardi del nostro primo incontro su quell’autobus: io che entro in questa stanza dal soffitto alto, una sorta di sottotetto sopra ad un bar di provincia – ambientazione ideale per matrimoni, feste di compleanno o di laurea, anniversari, dice il volantino che ho letto cercando l’indirizzo per arrivarvi – e tu che mi vedi, mi vieni incontro, mi saluti a voce alta con il mio nome, un nome che certamente una volta non sapevi o non legavi al mio volto. Ed io che ora sono un altro, io che sono andato avanti, che mi stupisco ancora, davvero, senza logica né senso, di essere stato riconosciuto da quella che credevo essere la più pop del mondo. Dieci anni dopo in comune ci sono rimasti, tutto sommato, solo gli spritz e le assenze.