Tovarish

Compagno!

Immagina Mosca bruciare. Immagina le fiamme levarsi alte nella notte, i palazzi divorati dal fuoco, le piazze invase dal fumo. Immagina le guglie affusolate di San Basilio riflettere i bagliori dei roghi. Immagina – sogna, compagno! – le tonnellate di cenere; vedi anche tu la carcassa fumante del regime più retrogrado e reazionario che esista al mondo?

Mosca immolata sulla pira. Immagina le fiammate lambire la volta celeste e i lapilli solcare il cielo fino a raggiungere il Palazzo d’Inverno di Pietrogrado e ogni singola dacia sulle coste del Mar Nero. Immagina l’intera Russia bruciare sè stessa: dal Volga agli Urali, dal Baltico alla Crimea. Io l’ho fatto, compagno. Ho visto lo zar ridursi a un pugno di polvere. L’ho fatto e, nel farlo, ho tremato.

Ma non temere, compagno! La paura non ci avrà. La cenere è fertile e il dolore passa in fretta. Come è avvenuto molte volte nella storia millenaria dell’uomo, soltanto le rovine possono accogliere e nutrire il germe di una nuova era, allevare un nuovo popolo. Mosca non sarà la Cartagine dei nostri tempi. Nessuno spargerà il sale sulle macerie di questa città. Non sarà la fine, la fiamma – rossa! – sarà il principio.

I sintomi sono ovunque. Nelle fabbriche regna il dissenso e in ogni famiglia raccolta attorno a un samovar non si parla d’altro. Auspico una rivolta del popolo, che mondi col fuoco ciò che da tempo giace morto. Una rivoluzione, compagno. Immagina le genti nate dal gelo, dalle steppe, dai fiumi e dalle viscere delle città tornare padrone delle terre, le loro terre. Siamo marea, siamo moltitudine che brama il governo di sè stessa. Liberi dal giogo, compagno, liberi dai Romanov!

Il fuoco e il sangue sono fratelli. Che vengano! Li accoglieremo assieme. E badate bene, compagni di tutte le Russie: al sopraggiungere del dubbio ricordate la frusta e le tasse, ricordate la schiena spezzata per un tozzo di pane, ricordate i turni infiniti in fabbrica. Ma soprattutto: ricordate ciò che sentite nell’animo la notte, quando sognate dei vostri cari e della vostre stirpe. Non vedete anche voi, compagni, un popolo stagliarsi unito, e libero, nella luce rossa dell’avvenire?

Dmitrij Dmitrievič