Una, nessuna e centomila

Mi tiene la mano e mi accompagna a scuola, mi lascia tra le solite mille raccomandazioni e con la merenda in un sacchetto.

Mi dice che non posso stare fuori fino a tardi come vorrei, si preoccupa, si arrabbia. Quanto vorrei che non fosse così assillante e mi lasciasse più libertà.

Mi guarda sorridente mentre mi diplomo al liceo, è orgogliosa, forse un po’ troppo; mi abbraccia e si lascia scappare qualche lacrima di commozione.

Non so cosa voglio nel mio futuro, non so che università frequenterò, non so se voglio lasciare la mia città, sono un tumulto di indecisioni e insicurezze. Mi rassicura, ma non mi vincola, eccola tutta la libertà che tanto desideravo. Quanto vorrei che mi dicesse cosa è meglio per me.

Mi sistema la sciarpa, perché dice che altrimenti mi prendo il mal di gola, continua a guardarmi mentre mi allontano da casa; mentre mi allontano dai biscotti al cioccolato, dal bucato stirato e profumato, dalle sue preoccupazioni, mentre mi allontano dal suo sguardo premuroso che però so non sarà mai troppo stanco per raggiungermi.

Qualche volta vorresti che fosse diversa, qualche volta che ti lasciasse più spazio, altre volte che il tuo spazio lo occupasse un po’ di più.

Quando si allontana vorresti che si avvicinasse, ma quando è vicina spesso la spingi via, eppure lei non se ne va.

Dolce ma severa, premurosa ma permissiva, presente, a volte quasi invadente, eppure sempre discreta.

Amica, confidente, figura autoritaria, insegnante, spalla su cui piangere, modello da imitare, a volte esempio da non seguire, eroe coraggioso, cucciolo spaventato, o più semplicemente madre preoccupata.

Racchiude in sé qualità contrastanti, che a volte fanno la lotta tra di loro per emergere, mettendo in ombra le altre; qualche volta vorresti che non si comportasse come sta facendo, eppure alla fine sa essere come hai sempre desiderato che fosse.