V(ELLUTO)|V(OMITO)

Le luci del traffico e quelle dei lampioni attraversavano il vetro delle finestre dell’appartamento del secondo piano di una palazzina qualsiasi in calcestruzzo. All’interno ci abitava J., una persona qualunque, una di quelle delle quali non si ricorda niente, a parte di non ricordarle affatto. Sulle lenti dei suoi occhiali si rifletteva la riga tratteggiata della strada facendo sembrare gli occhi di J. quelli di un rettile. Le sue pupille danzavano rimpicciolendosi ed allargandosi per il riflesso dei fari delle macchine, ma in questa successione frenetica non perdevano mai di vista quella che per quell’uomo qualunque era diventata un’ossessione: la prostituta il cui camper era parcheggiato li vicino. Di lei non sapeva niente: all’improvviso era comparsa occupando il posto nel quale lui per ventiquattro anni aveva lasciato la propria macchina. Quello stesso giorno si recò a parlarle: bussò alla porta di plastica bianca del camper, pulendo gli occhiali sul bordo della camicia nell’attesa, all’apertura dell’uscio lei esordì con un: “Ti va di entrare?” J. guardando a terra fece cenno di no con la testa, ma con poca convinzione. Di quella sera ricorda poche cose: gli occhiali appannati, il velluto arancione consumato del divano di lei, la luce gialla di un abat-jour a fiori rosa, il suono dolce del suo ansimare, il calore delle sue cosce; poi l’imbarazzo, il momento nel quale, estraendo il portafoglio aveva realizzato di aver pagato per scopare. Da lì il vuoto, la realizzazione, lo sconforto.
Da quella sera, per tutti i mesi seguenti, J. aveva osservato il camper di lei dall’appartamento: le luci spente, seduto su un angolo del divano. Controllava ogni uomo che entrava e li giudicava; si diceva che era diverso, condannandoli dall’alto del secondo piano, la posizione glielo consentiva: una diversità per altitudine e reclusione. Tutto ciò però non bastava a togliere in lui la sensazione del velluto del divano di lei dalle dita ed il sapore acre del vomito, infatti dopo essere uscito dal camper quella sera aveva rigettato sulle proprie scarpe. Sì perché dopo tutto, la sua ex-moglie glielo diceva sempre, riusciva sempre a rendere tutto patetico.