Il mondo di luce

Il pargolo che vede la madre denudare il proprio seno smette di piangere e strillare poiché capisce che la fine della privazione è vicina, così l’umanità tutta guardava all’Apocalisse, oramai ad un palmo dinnanzi a lei.

Basta. Le genti di ovunque attendevano col capo chinato che il boia cosmico lasciasse scendere la sua scure: un taglio netto, un nuovo inizio, un’alba migliore.

La speranza aveva abbandonato in fretta e furia la Valle e senza fare troppo baccano lasciò che la disperazione, sua sorellastra da parte di padre, stringesse al petto gli uomini, nel tentativo di soffocarli.

C’era però un uomo, uno solo, che non voleva credere, così si chiamò fuori da quell’incredibile, deprimente circo in fallimento nel quale si era trasformata l’esistenza umana. Si sparse la voce che nella Valle abitava un folle e non passarono due lune che qualcuno iniziò a chiamarlo “il Cieco”, colui che non vedeva la realtà, colui che sbatteva il naso contro ostacoli troppo evidenti per non essere notati.

Perché la verità sta in colui che oggi frantuma la montagna che lo ostacola e domani userà la pietra così ottenuta per costruire ponti sui fiumi che taglieranno il suo cammino.
Il Cieco non si curava di ciò che il popolo della Valle diceva, ma la sua fama si era ingozzata talmente di menzogne da ingrassare a sproposito; quando cominciò a trovare carcasse di animali sull’uscio di casa  decise che ne aveva abbastanza.

Diverso è sconosciuto, sconosciuto fa paura, la paura è ignoranza.

Così il Cieco si mise in viaggio, alla ricerca del perché di una vita che stava sbiadendo verso il nulla, alla ricerca di quei Venerabili che aveva pregato tutta la vita, ai quali le genti avevano sacrificato le messi migliori, lasciando morire i figli più deboli di fame, cosicché quegli dei potessero comprendere e compiacersi dell’ abbandono alla fede che soggiogava gli umani.

Si spensero sette inverni prima che il Cieco riuscisse a raggiungere la vetta del Monte, dimora dei Venerabili che avevano creato la Valle. Ma sulla sommità il mortale non trovò dei, trovò un trono, vuoto.  Nessuno comandava, nessuno proteggeva, nessuno puniva. Solo la luce regnava lassù ed il Cieco vi si immerse finché non ne venne sopraffatto e finalmente la profezia fu compiuta, niente più importava in quel luogo cosicché il puro pensiero poté liberarsi dalla sua prigione di carne e contribuire alla luce.

Il corpo vuoto, la mente sgombra, il cuore fermo. Ma il domani, il domani è pieno di luce. Il mondo nuovo.

 (di Andrea Tombolato)