Autunno Caldo

Mauro girovaga nella libreria di via Sebino da una ventina di minuti. Ѐ una di quelle librerie piccole che vendono volumi usati per due spiccioli. Romanzi, saggi, fumetti che spesso hanno vecchie dediche scritte in prima pagina e odorano di stantio e di occasioni mancate. Mauro abita a duecento metri di distanza dal negozietto, ma l’ha scoperto solo poche settimane fa. Se ne è subito innamorato.

Non sa cosa comprare. Sfoglia, legge qualche riga, rimette a posto. Gli viene un’idea.

Il ragazzo alla cassa non sembra curarsi un granché della sua presenza. Ѐ immerso anche lui in una lettura. Mauro gli si avvicina. Nota il sudore sulla sua fronte, il ventilatore alle sue spalle puntato sulle gambe.
“Scusa”.

“Sì?”. Il cassiere ripone il libro sul bancone.

“Avete qualcosa di Vittorini?” Mauro si è ricordato del vecchio desiderio, sepolto da qualche parte negli scantinati della memoria, di leggere qualcosa di suo.

Il cassiere si alza. “Vado a controllare”. Si incammina verso il magazzino. Torna dopo un paio di minuti con una copia di Uomini e no.

“Abbiamo questa”. La porge a Mauro, che scorre le prime righe del testo. Si parla di un libraio di Porta Venezia. L’uomo afferma che l’inverno del 1944, anno in cui si svolge la vicenda, è quello più mite riscontrato a Milano da un quarto di secolo a quella parte.

Fuori è il 15 ottobre. Mauro sorride: possibile che quello sia l’autunno più caldo mai registrato a Milano negli ultimi venticinque anni?

“Lo prendo” dice rivolgendosi al cassiere.

“Sono tre euro”.

Alle due di notte il quartiere in cui abita Mauro viene risvegliato dal rumore di due esplosioni. Pochi minuti dopo si sentono delle sirene, ma Mauro non riesce a capire se sono della polizia, dell’ambulanza, dei vigili del fuoco. Riceve un messaggio su WhatsApp. Ѐ Barbara, la responsabile della scuola di italiano per stranieri dove fa volontariato.

“Adesso è toccato a noi”.

La scuola dista cinque minuti a piedi da casa sua. Si veste in tutta fretta e raggiunge la scuola. Lì trova Barbara.

“Hanno lanciato delle bombe incendiarie contro la sede”, gli spiega. L’aria è intrisa di odore di fumo e cenere.

“Hanno fatto le cose in grande, stavolta” pensa Mauro, osservando i pompieri all’opera. Non si sono limitati, come loro solito, a sfondare l’ingresso, a disegnare svastiche sui muri e a spaccare tutto, lavagne, banchi, sedie. “E siamo i terzi, questo mese, a essere attaccati”.

Sì, conclude Mauro. Ѐ un autunno davvero caldo.