Brutta copia

Cara rivale, finalmente ho trovato due parole perfette per descriverti: brutta copia. Ecco cosa sei.

Mi dispiace davvero dirtelo così a bruciapelo senza usare le parole più corrette e delicate per farti aprire gli occhi e mostrarti la realtà delle cose, ma tu non sarai mai me.

Certo potrai provarci, e potresti anche riuscirci, ma non prenderai mai il mio posto.

Sicuramente entrambe sbagliamo a reputarci migliori l’una dell’altra; io in primis sbaglio – ma proprio non riesco a rinunciare a questa piccola ma potente soddisfazione che appaga e nutre il mio ego.

Blaterando tanto sul concetto di verità, la verità è che sono anch’io la brutta copia di una brutta copia. E questo procedimento si estende all’infinito creando un intricato sistema di brutte copie che a loro volta sono le brutte copie di altre brutte copie e che successivamente sono le brutte copie di ulteriori brutte copie.

Il mio problema è che sono troppo brava a parlare delle cose che non c’entrano niente e troppo poco brava a centrare l’argomento. Sono troppa brava a divagare, nel tentativo di confonderti i pensieri e concludere senza averti fatto capire quello che avresti dovuto leggere tra le righe.

Sai, a volte non mi capisco. O meglio, chi è in grado di capirsi? Tu ti capisci da sola? Beh, io non credo. Anzi, io credo che tutti noi dovremmo sforzarci e diventare psicologi di noi stessi per evitare di stressare gli altri.

Bando alle ciance, in questa breve ma significativa lettera, mi sarebbe piaciuto parlarti di un bel libro che in realtà non ho mai letto: “Uno, nessuno, centomila”.

Non mi dilungherò sul contenuto, ma solo sul titolo che – a mio parere – è la cosa più importante.

Non puoi nemmeno immaginare la moltitudine di persone che, pur conoscendomi, ha criticato e imposto un cambiamento al mio carattere.

Certamente io, da brava ragazza quale sono, ho accettato le critiche cercando il miglioramento ma non l’ho mai fatto con la vera intenzione di raggiungere lo scopo. Purtroppo non ho mai avuto la benché minima intenzione di essere diversa da come sono. Tutti siamo unicamente noi e penso, sperando che tu convenga con me, che iniziare a trattare tutti nel modo in cui più desiderano sarebbe una grande rottura di coglioni.

Pensa che un mio grande difetto è proprio la parziale mancanza di maschere: sono troppo cristallina e totalmente incapace di nascondere un qualsiasi tipo di sentimento o emozione. Questo però non sempre è un bene nella nostra attuale società.

Detto ciò, a cambiare per tutti saremmo per l’appunto, centomila persone. Indosseremmo centomila maschere e sarebbero talmente tante che alla fine, dall’uno che eravamo in partenza, diventeremmo nessuno. Saremmo talmente tante personalità e cose che nemmeno noi riusciremmo più a distinguere il vero dal falso. Non voglio arrivare a questo punto e non voglio che tu arrivi a questo punto.

Io non sono nessuno per impartirti lezioni di vita ma invece di continuare a tentare di essere me – o meglio, la mia brutta copia – perché non ti impegni semplicemente ad essere te stessa?