Buon Natale

Di solito era lei a svegliarlo. Prima accendeva la luce sul comodino, poi con calma si avvicinava al suo letto, apriva le persiane della finestra che dava sul cortile e gli dava un bacio sulla fronte, lasciandogli un segno umido che lui strofinava via con il palmo della mano. Quest’anno era diverso, c’era silenzio nella stanza.

Si alzò. Mise i piedi per terra e il freddo delle piastrelle lo invase provocandogli uno spasmo. Guardando le luci dell’albero si accorse che erano spente; a lei piaceva lasciarle accese. Il Natale dura poco tanto vale godersi i suoi colori, ripeteva sempre. Non aveva nevicato durante la notte, ma i tetti erano ancora ricoperti da un sottile strato di nevischio depositatosi prima della Vigilia. Era strano fissare i tetti dei palazzi di fronte il giorno di Natale, una volta che lei lo aveva svegliato la salutava frettolosamente e si fiondava sui regali senza pensarci due volte. I tetti erano l’ultimo dei suoi pensieri. Quella mattina invece provava quasi una sensazione di sollievo nel sapere che quei tetti erano ancora lì, sporchi e imbiancati.

Inspirò profondamente l’aria della stanza, il freddo gli entrò rapido nei polmoni ancora assonnati. Si avvicinò al letto matrimoniale, che ora gli sembrava stranamente più piccolo, e osservò la curva che la pancia di suo padre formava con la coperta. Lo scosse toccandogli leggermente la spalla. “Buon Natale papà,” disse sotto voce. Buon Natale mamma.