Cloro

«Ecco, questo è Filippo». Allungai la mano verso il bordo della piscina: «Piacere, io sono Maria». Mi fissò per un attimo con occhi castani, da furetto. Poi mi spruzzò un grande sorso d’acqua in faccia. Non so come avesse fatto, non si trattava di uno sputo: era quasi vapore, misto a cloro e saliva. Manco a dirlo, mi innamorai all’istante. Non che l’elegante sputatore fosse poi granché: un quattordicenne come tanti, smilzo e lentigginoso, con il naso pronunciato. Di certo possedeva un fascino ruspante: voleva fare il deejay e aveva un’esotica e strascicata ‘r’ di Marghera.

Al ritorno sui banchi, avevo scritto il suo nome ovunque, con tutte le penne a gel brillantinate che possedevo. Sulla Smemo, sul banco, sull’Eastpack viola melanzana. E pensare che non ci era scappato non dico un limone, ma neppure un innocente bacio a stampo. Quando avevamo fatto il gioco della cartina (un passatempo davvero geniale: passarsi la velina di una vigorsol di labbra in labbra), lui aveva scelto di scambiarsela con Alessia. Quella scemetta con le tette enormi, rese ancora più provocanti dalla maglietta striminzita che lasciava intravedere l’ombelico. Avrei voluto spingerla con tutto il suo ben di dio giù dal pontile.

Non che poi pensassi solo a lui, durante l’inverno. Nella classe di fronte c’era un tenebroso Federico con cui ero andata alla Fiera di Sant’Andrea, a mangiare panini con l’oca e bere litiri di vin brûlé. Ci eravamo anche scambiati tenere dichiarazioni sulle scale antincendio, durante la ricreazione. Ma all’avvicinarsi dell’estate me l’ero ben che scordato. Filippo aveva cominciato a scrivermi degli sms molto romantici, pieni di TVUKDB e disegnini composti da punti e parentesi. Insomma, già mi m’immaginavo di accompagnarlo in tour nelle discoteche più famose del Trivenetotriveneto. Il giorno in cui sapevo che sarebbe arrivato a Jesolo, quasi avevo vomitato per l’ansia. Ovviamente quell’estate baciò tutte tranne me.

(NDR – Alla fine Filippo l’ho baciato anche io. Esattamente cinque estati dopo quel primo sputo in faccia. Avevamo diciotto anni. Che si era innamorato di me l’ha confessato dieci anni dopo, qualche mese prima di sposarsi. Per essere un aspirante deejay, Filippo è sempre stato fuori tempo).