CORRI, INIZIO A SEDERMI IO

Noi. Morti viventi più vivi di voi. Nessuna connessione. Nessuna regola. Nessun legame. Nessuna invidiabile decisione di vincere socialmente ubriachi di questa invidiabile schematica tristezza. Noi. Creste alte, teste affondate. Distorte. Bucate, graffiate e tolte da uno stile. Verde e rosa. Senza umore ma con energica depressione derivante da affitti prefabbricati, affannati e distorti. Voi. Cravatta stretta. Collo bianco, inghiottito. Cintura tirata, bottoni contro spille da balia. Schemi, obiettivi e sacrifici. Per cosa? Perché? Perchè siete voi. Non noi. Noi e lo schema. Noi e il caos. Noi e noi. Ferocemente esatti e costretti ad esserlo senza rimanere inermi. Ribellione e sottomissione perchè da qui non ci spostiamo. Luoghi abbandonati, vite interminabili. Sensazioni a comando senza esserne parte. Occhi neri. Ancora più neri. Mani alzate e guance tirate. Declina. Rilassati, rilascia i tuoi movimenti. Vivi in strada. Vivi davvero. Vivi il cemento, non fumare la fabbrica. Esegui a comando. Ribellati e fatti comandare. Storpiamento continuo. Aggrappandoti a idoli. Non tuoi. Afferra. Stringi. Più forte. Più teso. Meno peso. Ritorna in salita. 167 metri. La più alta. Museo di società ma innalza a dismisura se proprio deve essere alta. Torino. Impresa impossibile. Evanescente. Misericordia se passa il tempo. Sospira. Diventa colore per disprezzo. Ago nelle vene. Rosso. Svengo ma con ritegno, senza sgomento e ti ricordo mamma: dammi la benza.