Editoriale

Come la più intima delle amanti, la Primavera arriva timida, in modo improvviso, chiedendo permesso a bassa voce e cercando un po’ di spazio per sé tra l’ultima goccia di pioggia che ancora deve cadere e l’ultimo velo di nebbia che ancora deve diradarsi. Come la più saggia delle amanti si svela lentamente, ammaliando il suo partner, conquistando il favore di tutti e cinque i suoi sensi. I fiori di ciliegio, tra i primi a fiorire assieme all’inconfondibile profumo di primavera che improvvisamente ci
entra nelle narici e all’indimenticabile calore del primo vero sole sulla pelle, sono il precoce ed inaspettato segnale che la primavera sta per arrivare. Proprio nel momento in cui avevamo perso ogni speranza e il freddo ormai ci aveva congelato ossa e sentimenti, ecco che stami e pistilli rinvigoriscono, la corolla di petali si schiude e le diverse sfumature di rosa spezzano il grigio torpore invernale; il vivo e il bello sgomitano tra l’apatia e la morte nei nostri giardini e nei parchi cittadini. Sakura è il nome giapponese dei fiori di ciliegio, adottati perfino come simbolo nazionale: ecco svelato il significato dell’esotico titolo di questa sedicesima edizione di Lahar che, in forza della brezza primaverile, vi vuole sollevare in aria e portare alla scoperta della terra del
Sol Levante circondati dal turbinio di petali rosa screziato.
Ricolmo di significati e simbologie, il fiore rappresenta molti aspetti della cultura giapponese, spirito ed eredità che le penne di Lahar hanno cercato di riportare dal loro viaggio immaginifico nell’estremo Oriente; non come fosse un banale souvenir, paccottiglia da turisti distratti, ma con l’intento mai pregiudizievole di tratteggiare l’essenza più vera di un mondo lontano e diverso, generando un confronto spontaneo e innocente senza smanie da tuttologi onniscienti: il giusto atteggiamento che ogni viaggiatore dovrebbe portare con sé in valigia.
Come nella contemplazione dei fiori, proprio nel qui ed ora dell’Hanami, avviene un’epifania; grazie a questo numero siamo di fronte al bocciolo ed è come avere di fronte se stessi: la bellezza nella pura estetica dei classici componimenti poetici Haiku; caducità e mutevolezza della vita in Abitudini, l’inaspettato e poi la calma immutabile in Wabi Sabi ed infine il fascino inspiegabile delle cose semplici come Un filo.
Buona lettura.

(di Eric Parolin)