Ho perso il treno per Londra

Non ho mai perso un treno per Londra. Parlo di quello senz’altro familiare a chiunque sia atterrato a Stansted, lo Stansted Express, che porta a Liverpool Street Station in 47 minuti esatti con il suo carrellino degli snack, il wi-fi che funziona, i sedili in orrende fantasie anni ottanta. D’altro canto ormai partono ogni 15 minuti, mancarne uno non è una tragedia. Però insomma a me non è mai capitato di perderlo, di vederlo chiudere le porte e allontanarsi mentre con il mio bagaglio a mano perfettamente conforme alle rigide limitazioni di Ryanair annaspavo per raggiungerlo. Sono sempre arrivata in tempo, trovandomelo di fronte quasi mi attendesse, con il suo corpo metallico verniciato di un bianco troppo morbido. Fortuna? Boh. Semplicemente, non mi è mai capitato di perdere un treno per Londra.
Il treno per Londra, invece, l’ho perso. Parlo dell’altro treno, quello che trasporta occasioni irripetibili, irrinunciabili, patinate. Il treno che non ha un orario di partenza, solo un tempo di passaggio, e che transita su un binario diverso per ognuno, con destinazioni differenti per ognuno. Il treno che nemmeno passa per tutti. Ecco, per me è passato, e la scritta arancione sul tabellone della mia stazione diceva proprio ‘direzione Londra’. Ma io l’ho perso. Anzi, non l’ho preso. Sì, devo dire così, perché in effetti lui è rimasto immobile per un tempo più che sufficiente perché ci montassi. E sono stata io, dopo averlo osservato bene, a decidere che non avrei fatto quel passo strano che si fa quando si sale in treno, a metà fra un saltello e una falcata. Alla fine lui è partito con un leggero stridore e ha acquistato velocità, mentre i miei occhi lo inseguivano e le mie gambe no.
Sono passati anni, da allora, e forse è arrivato il momento di chiedere scusa alla me di qualche anno fa, che aveva sacrificato tutto per potersi permettere un biglietto su quel treno. Perdonami, Anna, ma quella che sei diventata non crede più nei treni che passano una volta sola, nelle opportunità che “non puoi non afferrare”. Quella che sei diventata non ha paura dei rimpianti perché li accetta e dà loro il giusto nome: rinunce, scelte, compromessi, rischi. Scusami se sei cambiata fino a non rimpiangere più quel treno per Londra, ma ora stai bene, sei su una strada nuova, larghissima, aperta, hai una direzione, e non ti serve nessun treno per arrivare dove vuoi: hai imparato a bastarti.