Il passato è un tessuto ignifugo

Ci è stato tramandato, e poi insegnato, che la vita di una comunità e di ogni singola persona è fatta di fasi, di “prima” e “dopo” determinati momenti-chiave; tali momenti, tali mutazioni – da baco in crisalide, da crisalide in farfalla e poi da farfalla in concime per piante – vengono suggellate da appositi rituali di passaggio, man mano cristallizzatisi nell’identità culturale e nell’immaginario di ognuno di noi. Molti di questi gesti simbolici sono accomunati dalla visione del fuoco come ente purificatore e fonte di rinnovo: quel che brucia scompare per sempre e lascia posto a qualcosa d’altro, talvolta parzialmente slegato, talaltra totalmente opposto.

E oggi tocca a te, tesoro.

Queste pagine, intrise di tutto ciò che eravamo, in una mano; l’accendino, un comune Bic appena comprato dal tabaccaio – perché tu non fumi, né mai hai voluto prendere il vizio – nell’altra. E adesso cosa farai? Le hai lette e rilette, quelle lettere che ora incartano il tuo cuore come un taglio di carne andata a male. Non sei nemmeno troppo sicura che bruciarle possa servire a qualcosa, perché sono i pensieri che per primi andrebbero recisi e sparati chissà dove nello spazio siderale; dovresti prenderti il cervello, sbatterlo in lavatrice e centrifugarlo di ogni singolo momento che ti ha portata qui oggi, in questo sprazzo di campagna dimenticato dalla speculazione edilizia; fino quasi a ignorare che siano davvero capitati a te, quei momenti.

Eppure, esiti. Le mani tremano, i fogli potrebbero planare sul terreno irregolare da un momento all’altro e il pollice destro accarezza ossessivo la rotella dell’accendino, come per farsi coraggio, come per prendere la rincorsa; ma non si decide, né sembra disposto a farlo. In quel dito, che per qualcuno segna il margine di confine tra l’uomo e la bestia, stanno il tuo cuore e la testa; se ne fossi stata priva, se per una qualche grazia darwiniana alle tue mani fosse stata negata la maledizione della prensilità, adesso saresti nella giungla o forse in una cuccia, è vero, ma non sapresti leggere né struggerti per quella cosa lì.

E allora fanne buon uso, di quella maledizione che ti segna le mani; un gesto secco, una tremula vampata che si fa tenue bagliore e il passato sarà cenere dispersa nel vento. Scriverai nuove lettere, simili alle precedenti ma senz’altro diverse, perché nulla scompare mai del tutto; il passato, per quanto tu possa tentare d’incendiarlo e sopprimerlo, è un comodo abito di tessuto ignifugo, che aderisce alla pelle coprendola fino all’ultimo centimetro.

Ma io non sono certo la più indicata delle persone a poterti consigliare; dopotutto, sono miei i rammendi che adesso vorresti tanto bruciare.

Pensi di farcela?