L’effimera esistenza di un ciliegio in fiore

Mi chiamo Zenko e questa è la mia storia. Tutto cominciò in una mattina di marzo quando uscii di casa per andare a dipingere. Ero uno studente al primo anno all’ Accademia di Pittura di Tokyo. Quella mattina la ricordo bene: sentivo l’ aria leggera che mi sfiorava il viso, la nebbia fitta e percepivo l’ umidità fino dentro ai polmoni. Sapevo dell’ esistenza di un parco dove gli alberi di ciliegio erano in piena fioritura. Respiravo a pieni polmoni l’ aria profumata dai fiori e dalla terra umida. Allontanandomi dal sentiero battuto, trovai il posto che mi soddisfacesse, tirai fuori il piccolo kit da pittore e iniziai il mio rituale giornaliero: osservando attentamente notai che alcuni fiori erano caduti lasciando spazio a piccole gemme di colore verde intenso. I fiori erano di un colore candido con una leggera bordatura rosata. I pistilli all’ interno invece erano colorati di un rosa più audace, quasi violento. A pranzo feci una piccola pausa. E fu allora che la vidi. Non molto lontano da me avvistai una figura. Sforzai gli occhi e riuscii ad individuarla meglio: si trovava in mezzo agli alberi. Cercai di avvicinarmi e la guardai. Aveva lunghissimi capelli che scendevano sulla schiena, il suo volto era costellato da due occhioni grandi e incorniciati da ciglia nerissime. Sembrava non essersi accorta di me e io la osservai per un pò. Quella ragazza era bellissima. Dentro di me sapevo che avrei dovuto parlare a quella ragazza, sapere il suo nome, sentire il suono della sua voce. Mi incamminai verso di lei e quando le fui abbastanza vicino mi schiarii la gola: “Ciao”. Lei si girò verso di me, spaventata. Mi guardai le mani, imbarazzato. “Non vorrei mai averti spaventata, ma..” alzai lo sguardo, mi ero deciso a guardarla dritto negli occhi. Ma davanti a me non c’era più. Mi girai intorno e guardai attentamente. Niente. Mi allontanai dalla zona, scrutai meglio lo spazio intorno a me.  La cercai per tutto il pomeriggio ma non la trovai. La sera tornai a casa turbato. Perché era scappata in quel modo? Avevo forse sbagliato a parlarle? Quella notte non riuscii a prendere sonno. Continuavo a pensare a lei: alle tre di notte mi alzai dal letto e mi diressi alla scrivania. Non la rividi mai più ma continuai a disegnarla per il resto della mia vita. Diventai un artista apprezzato e stimato. La ragazza tornò a trovarmi nei miei sogni, sorridendo tra gli alberi in fiore. E proprio come la chioma di un ciliegio in fiore, la sua figura si dissolveva alla fine della notte.

(di Ramona Balan)