LOVE EXPOSURE -taukxs-

– k 2 palle sta qua ma qnd la smette di parlare?!nn ne pss +

prp e poi cn qll pose si mette smp cl culo sll spigolo dll cattedra! K troia XDXDXD –

– XDXDXD si ho visto! le piace prp prob nn ne prende abb a casa XDXDXD o magari lo prende ma è trp piccolo

ahah amo ma inf k avete ftt ieri? –

– sapessi…..

daiiii vgl saperlo sai k sn curioxa <3 –

– nnt ci sm trov stt casa mia lui è ven cn la sua macch abb bev una birra e sm and nel parch dtr lo stadio

e poi?!? –

– l’abb ftt <3<3<3

Oddioooooo <3<3<3 e cm è stato? Sn felicixxima <3 –

– bll <3 ha ftt un po’ male ma poi è stato stupendo XD X lui qst ed altro scnd me è lui qll k sarà x smp ank se sm usciti poco <3 è un figo paxxesco XDXD

c credo! Sei stata l 1a dll nstr età kissà l altr k invidia avranno 😛 –

Inizio a rispondere all’sms che mi ha mandato Elena, la mia compagna di banco e migliore amica, quando lo schermo del mio nuovo Nokia N80 s’illumina di nuovo all’interno dell’astuccio e penso che davvero per fortuna mi sono ricordata di togliere la vibrazione oggi, cioè non sarebbe stato davvero il caso. È lui e leggo dal messaggio

“TAUKDB”.

Gli occhi mi brillano e le labbra mi si s’increspano in un sorriso di pura gioia. “TAUKXS ank io” faccio per rispondergli, quando mi sento strattonare per la manica della felpa.

“Ehi, siamo ancora qua a mandare i messaggini?! Ma dove pensi di essere? Al mercato? Al bar? Dammelo subito!” e vedo poi la professoressa, che mentre passava tra i banchi spiegando di non so che cazzo e io non me ne sono manco accorta tanto per capire quanto prestassi attenzione alla lezione, infilare quella sua mano di merda nel mio astuccio e afferrare saldamente il mio cellulare.

“Lei non può farlo… cioè… non è legale. Stavo solo rispondendo al mio ragazzo.”.

Nemmeno mi degna di uno sguardo e risponde glacialmente:

“Questo lo tengo io, chiamerò pure io i tuoi genitori per dirgli di venirselo a riprendere questo pomeriggio così gli farò un bel discorsetto. E’ È ora di finirla con queste storie.”.

Avevo ancora 72 sms oggi per la Summer Dio dio Santosanto, ma non poteva beccare qualcun altro? Elena li ha quasi finiti! Che cazzo.

Elena mi guarda speranzosa che la professoressa non noti il bigliettino ingiurioso che tengo sotto la pagina dell’antologia. La guardo incazzatissima.

“Sì sì”, rispondo alla professoressa e appena si rigira lancio il bigliettino appallottolato a Elena bestemmiando in labiale.

La zoccola inizia di nuovo a parlare, sedendosi però prima alla cattedra e riponendo il telefono nel secondo cassetto, chiudendolo energicamente e provocando quindi un bel boato, mentre fissandomi ghigna, la puttana, ; allora io per sfogarmi prendo la mia Comix e inizio a insultarla pesantemente sulle pagine a fianco delle mie mille frasi scritte e prese dalle canzoni di Tzn Ferro (cioè per dire ho anche scaricato Xdono da DADA Music su MTV) e gli Zero assoluto e dal mio film preferito “3 metri sopra il cielo” con quel figone di Scamarcio. Dio quanto li adoro. Mi calmo dopo un po’ e penso al mio lui che m’aspetta per pranzare, lui forse perché io con tutti quei panini e pizzette grassi pieni di calorie mica son matta, insieme alla paninoteca qui a fianco, dove appunto si incontrano tutti gli studenti al termine delle lezioni a fumare cicche fino a sfondarsi. La campanella suona e io butto tutto alla rinfusa all’interno dell’Eastpak e mi precipito fuori dalla 3A, mentre Elena mi chiama a squarciagola ma io ho troppa voglia di vedere il mio lui e sono troppo incazzata.

Il braccio inizia a formicolare. Sento il cellulare squillare e vibrare per pensieri e affezioni che non potranno essere ricambiati solo per colpa di quella sfigata. Passo veloce accanto alla guardiola dei bidelli e sento provenire dalla piccola tv accesa solo le parole “ragazzini alienati che soffrono di una sindrome simile a quella dell’arto fantasma”, ma non ci faccio poi tanto caso,  – cioè a me che frega alla fine – e mi dirigo verso l’uscita. Ancora formicolii e vibrazioni che si susseguono imperterriti gli uni dopo gli altri mi danno solo il ritmo per camminare più velocemente. Scazzi calpestati e pochi minuti e sono già uscita dalle medie e sono seduta al tavolino di acciaio pieno d’aloni e scritte e firme d’Uniposca nero del bar e ordino dell’acqua naturale finché aspetto. Lo aspetto.

Tutti ridacchiano allegri, ma le mie palle girano ancora se solo ripenso all’episodio di prima e spero solo che i miei non rompano tanto i coglioni stasera e anzi spero che abbiano il buon senso di andare a riprendere il telefono per prima cosa.

Devo essere più bella del solito oggi perché tutti mi fissano, quindi la dieta ferrea sta dando i suoi frutti. Bene. Lui mi amerà e vorrà ancora di più.

Sento una risata acuta provenire alle mie spalle, eccola, è la sua ex. Più grande di me perché frequenta come lui le superiori, ma decisamente più brutta. Lui ama me adesso, hai capito?

Lei mi nota e mi fissa, si mette una mano davanti alla bocca come per coprirsela e si rivolge alle sue amiche sicuramente per sparlare di me, ma ridendo poi sempre in modo sguaiato. Io non la le bado, scosto lo sguardo e penso ai fatti miei, quando sento un picchiettio sulla spalla e mi volto. È lei.

“Che cazzo vuoi?”.

“Ohi bambina, sta tranquilla. Volevo solo dirti di stare attenta.”

“Ma si può sapere che cazzo vuoi?! Lui ama me adesso, me lo ha anche scritto prima!”.

Lei inizia a sogghignare di nuovo come prima, in modo rumoroso e seccante, facendomi irritare ulteriormente. Lei, una iena-cagna piena di merda che terrò a guinzaglio e mi rispetterà presto. Sono pronta per risponderle nuovamente, ma lei m’interrompe

“Ti ama, sì? Beh, a vedere da come scopate non sembra.”

Paralizzata da quelle parole e confusa all’inverosimile.

“C…come?”, balbetto.

Il suo porpora lucidalabbra ilare risplende del riflesso del sole.

“Ma non te l’hanno detto ancora? Scusa, non lo sapevo”, e continua mostrandomi in contrasto quei suoi denti giallastri pieni di nicotina “Ma aspetta. Gio, dammi il telefono un attimo che devo farglielo vedere per forza!”

La ragazza che le è accanto le passa il telefono e, lei smanetta un attimo e poi rivolge lo schermo verso di me.

Vedo solo la schiena di una ragazza piegata sui sedili all’interno di un un’auto mentre fa sesso e poi il ragazzo che riprende rivolgersi verso la fotocamera del cellulare col pollice alzato, mostrando bene il viso e un’espressione che definire idiota è riduttivo. Il video è sgranato e mosso, ma si intravedono bene i volti dei soggetti. Lui il mio lui, Lei io.

Non è possibile. Non è possibile.

Osservo la sua ex, poi la sua amica. Ancora queste risate che mi perseguitano oggi e lo fanno sguaiatamente, fino alle lacrime, accarezzandomi il viso e dicendomi che, povera piccola cucciola, devo capire che i ragazzi sono così e devono farsi notare e che devo svegliarmi; comunque e che meglio prima che dopo.

Non riesco a spiaccicare una singola vocale. Mi giro verso gli altri clienti del bar che mi stanno fissando con occhi accusatori e mi scherniscono anche loro, parlottano sottovoce e nascondono malamente la loro indifferenza all’accaduto. Sanno già tutto, tutti sanno già tutto. Il mio braccio formicola ancora e Elena mi sta avvertendo che lo sanno già tutti e che devo fare qualcosa.

Il mio lui intanto non si fa ancora vedere, ma le mie gambe hanno già iniziato a correre all’impazzata verso casa. Mi sento addosso tutti gli occhi e tutte voci delle persone che incontro durante il tragitto e, spintonata e traballante e mi sento avvinghiata e annichilita e annientata e soffocata, ma io continuo a correre perché le mie gambe non si fermano. Voglio andarmene. Continuo a pensare a che farò adesso, a come potrò farmi vedere ancora in giro, ma soprattutto a come abbia potuto sputtanare il nostro amore a tutto il mondo. Tutto per uno stupido video e un po’ di celebrità con gli amici.

Stupido! Stupido! Stupido!!!

Uno stupido, eppure, mentre ripenso al suo viso, a come ha toccato il mio corpo e alle dolci parole che mi ha detto e alle canzoni che mi ha dedicato e ai bei momenti che abbiamo passato in queste due settimane, il mio cuore si scalda. Le farfalle allo stomaco si stanno facendo sentire ora più che mai e le sento sbattere le ali e l’aria provocata dal movimento è un uragano che abbatte qualsiasi problema e qualsiasi dubbio. Cazzo. Lo amo, io lo amo davvero.

Eppure. Eppure.

Arrivo a casa e mi chiudo in bagno, girando la chiave con noncuranza, mentre mia madre mi chiama dicendo che l’ha contattata la professoressa d’Italiano ed esige spiegazioni, a suo dire.

Eppure non è giusto. Dio se non è giusto.

Frugo nella tasca dei jeans slavati ed estraggo il pacchetto di Pall Mall rosse morbide, mi prendo e accendo una paglia con l’accendino al suo interno. Tiro una bella boccata e sbuffo fuori tutto il mio malessere melenso. Ho la nausea.

Così sento questi lepidotteri del cazzo danzare amanti e chiassosi nella mia magrissima pancia e penso che cazzo io non ci sto. Quella portentosa agitazione d’ali membranose e arti nervosi e apparati boccali che mi succhiano fluidi vitali e amore e cibandosene spassionate mi deridono per la mia ingenuità e il mio amore malriposto. Osservo la cenere della sigaretta cadere nel water e la voce di mia madre irrompere sempre di più nella stanza, fuori dalla porta che picchia a pugni chiusi.

Prendo dallo scaffale in basso, sotto il lavandino, il barattolo di alcol etilico e me lo bevo come ho bevuto la birra ieri, di fretta, per far si che mi battesse prima e mi togliesse la timidezza e l’imbarazzo che provavo ogni volta che mi trovavo da sola con lui.

Io volevo solo essere bella. Bella e amata. Unica.

“Deve davvero finire così?”.

Ingoio e impedisco al conato che tenta di risalirmi l’esofago a causa dell’acidulo e pungente sapore insalubre dell’alcol e continuo ad osservare la sigaretta che lentamente si consuma fino quasi ad arrivare il al filtro.

Apro la bocca e la apro bene, osservando sempre gli ultimi anelli bruciare.

Terribilmente attirati dalla luce, col rischio di rimanerne irrimediabilmente arsi.

“Deve davvero finire così?”.

“E io ti amerò più in là di ogni domani” canticchio e poi mi dico ”Sì Tzn. Sì”.