Magheggi

Le riunioni in redazione erano sempre una sorpresa, ma questa aveva raggiunto un livello estremo. Eleonora era in preda allo sconcerto: la direttrice si era licenziata. Avrebbe voluto chiedere perché nessuno l’aveva avvisata, ma era tanta la paura di perdere il suo straccio di posto da cronista che non se l’era sentita.

Abilissimo nei magheggi, l’editore aveva colto il suo silenzio per cambiare argomento: il giornale non va bene, ecco le curve di vendita. Grafici, numeri insindacabili. Un click, e sullo schermo erano apparse le statistiche.

La nausea che Eleonora aveva iniziato a sentire in pancia stava montando, la teneva bloccata in gola insieme alle parole di disappunto che l’inibizione non le permetteva di pronunciare.

«Vedete? – con un cenno Danilo si era rivolto a lei e a Cecilia – la curva blu sono i lettori in città, la rossa la prima provincia, la verde la seconda. Tu Ele sei la gialla».

Eleonora lavorava lì da un po’, corrispondente per la sede centrale dove ogni mese andava per la riunione sui contenuti. Ma ora, apprendeva, non sarebbe più stato così: bisognava parlare di pubblicità, il suo ruolo sarebbe cambiato, non doveva solo fare la giornalista, doveva procacciare clienti.

«Siamo attivi da un anno e mezzo – ecco che Danilo proseguiva – – eppure io non vedo in questa curva nulla di interessante».

Frugava nel grafico e nella mente, Eleonora, nell’archivio di considerazioni già ascoltate sull’opportunità di aprire alla sua provincia, di investire pagandola, di raccontare la realtà per soddisfare le richieste dei lettori.

«Che realtà racconta questa curva? – – aveva voglia di rispondere e salvarsi, ma quello dell’editore era un monologo –    io non so capire, non mi spiego».

«Quella provincia è anomala – aveva biascicato la collega della pubblicità – vogliono interviste, inchieste politiche, e leggono le recensioni dei libri».

Eleonora annuiva. La direttrice l’aveva formata così: parlare con la gente, scavare, non abbandonare la cultura.

«Da quanto sei con noi?» le aveva chiesto Danilo.

«Un anno e mezzo…».

«Avrai notato che la nostra linea è cambiata ultimamente, ma capirai che con questi risultati io non so pronosticare il futuro. Stai seguendo i tuoi competitor?».

«Sì leggo, tengo sotto…» l’editore l’aveva troncata.

«E li copi ogni tanto?».

«Beh, ma…».

«Copiali! Risparmi tempo, puoi aiutarci di più così, tanto nessuno legge più i giornali».

Eleonora aveva deglutito muta, sentendosi mancare il pavimento sotto i piedi.

Vile! Venduta! Le martellava in testa la coscienza.

Stordita, era uscita dalla redazione nell’abbaglio di mezzogiorno. Priva di qualsiasi pensiero sul futuro, si era arresa all’inevitabile tappa al bar dell’angolo. Avrebbe volentieri chiesto un toast, ma il dialogo tra Daniele e Simone, i camerieri, l’aveva lasciata di ghiaccio:

«Che brutta storia, povera donna, perdere la vita per una mancata revisione ai freni!».

«Era simpatica, mi mancherà portarle quelle brode di caffè americano in redazione».

«Già, chissà chi sarà il nuovo direttore…».