Motoseghe mentali

Io l’ho visto amici miei, il futuro. Un futuro talmente democratico da concedere una seconda possibilità a tutti: vuoi riprovare a catturare l’amore della tua giovinezza? Vuoi rivivere un particolare momento ormai figlio del passato? Presto detto e presto fatto. Basta recarsi presso l’ufficio competente, richiedere il servizio “Seconda Possibilità” e firmare alcune scartoffie; sai com’è, la solita buro-sfrangimaroni-crazia.

Occhio però, secondo quanto scritto nell’opuscolo informativo del Comune di Domani “[…]è prevista un’unica seconda possibilità per utente, perché una volta lasciata la realtà di Domani non è certo che raggiungiate una realtà dove è già attivo un servizio di Seconda Possibilità. Inoltre si presti attenzione al fatto che non vi sono possibilità di tornare alla realtà di Domani nella sua interezza . Buon viaggio!”.
Che pacchia direte voi, la possibilità di scegliere un punto a caso del continuum e catapultarsi lì. E invece no, non è tutta questa meraviglia, essendo la tecnologia usata dalla Seconda Possibilità ancora in una fase sperimentale -seppur avanzata- gli errori sono ancora frequenti; un esempio? Se si volesse tornare ad un dato momento che, però, non si ricorda nella sua interezza, le parti mancanti sarebbero rappresentate come spazi bianchi nella nuova realtà in cui si viene catapultati, conferendole sembianze poco credibili. Ecco che l’opuscolo del Comune di Domani recita : ”[…]si consiglia vivamente ai sig.ri viaggiatori di scegliere un momento particolarmente vivo nella memoria, che si svolga possibilmente in un ambiente chiuso e senza troppi particolari. Questo per non sovraccaricare il Sistema di Ricostruzione Ambientale Primario, evitando al più gli errori. Sarà compito poi del Sistema di Ricostruzione Ambientale Secondario coprire eventuali spazi bianchi, attingendo alle informazioni site nel subconscio di ogni viaggiatore”. Inoltre le clausole continuano, infatti il mondo di Domani non si può lasciare in due casi ben specifici: in presenza di contenziosi con la legge o con terzi (debiti, pene da scontare, ecc.) e se la destinazione scelta è un domani più anteriore di quello in cui ci si trova. Infatti, dato che la Seconda Possibilità si basa inizialmente sui ricordi, non avendo ricordi che fungano da base di attivazione, non è possibile avviare il resto degli eventi. Dopo aver letto e riletto l’opuscolo fino a consumarne le pagine decido di provare la Seconda Possibilità, firmo tutte le carte, ricevo l’idoneità per il viaggio e mi dicono di aspettare una telefonata da parte di un addetto.

Finalmente dopo qualche mese mi chiamano, una volta arrivato all’ufficio vengo fatto accomodare in una sorta di cabina-doccia, l’addetto mi dice di chiudere gli occhi e pensare intensamente a dove voglio andare. La destinazione è fissa nelle mia mente come un affresco. Un brivido caldo lungo la schiena e all’improvviso non sono più io che controllo i miei ricordi ma loro che guidano me, ne sono invaso, colmato come una nuova linfa che eccita ogni fibra nervosa del mio corpo.

Ed eccomi esattamente dove volevo essere: esami di maturità. Stavolta scorrono lisci (per forza, le risposte già le so) e la mia preoccupazione minima fa insospettire i miei, rincuorati poi dagli esiti eccellenti che stavolta ho conseguito. Arriva finalmente l’estate anche per me, me la godo alla grande, senza risparmiarmi nulla, in apnea continua nelle emozioni del mondo di Ieri, che però adesso è diventato il mondo di Oggi. Come al solito l’estate scivola, come sabbia tra le dita, e mi ritrovo a dover scegliere l’università, a dover ri-scegliere il mio nuovo mondo di Domani.

Stavolta non ho dubbi, scelgo ingegneria così faccio contento anche il mio babbo. Ci metto un po’ a laurearmi, ma alla fine la soddisfazione è grande e sicuramente tutta questa fatica sarà ricompensata con un buon impiego. Mannaggia, mi ero dimenticato della crisi, sicché ora mi tocca ingegnarmi per uscire da questo impantanamento. Mi serve l’idea del secolo, l’idea rivoluzionaria dettata dalla disperazione. Ci sono! Mi tornano alla mente tutte quelle occasioni sprecate nell’attesa del momento giusto, ecco casa serve alla gente per vivere al meglio la propria vita : serve un pretesto, serve un qualcosa che generi situazioni ad hoc per raggiungere obiettivi che altrimenti resterebbero ai limiti della loro sfera del possibile. Ora che ho l’idea mi metto al lavoro e dopo qualche anno di fallimenti più o meno grandi mi ritrovo con il primo prototipo pressoché stabile del F.O.I. (Fautore di Occasioni Ideali), così ho voluto battezzarlo. Essendo un prototipo va provato a lungo prima di essere immesso nel mercato, ma la scarsità di fondi non mi permette di assumere gente che lo provi al posto mio, quindi invece di assumere gente mi assumo i rischi e inizio a grattare il fondo della mia memoria alla ricerca di un qualche desiderio che non sia mai riuscito a realizzare. Niente, mi sembrano tutti così obsoleti, possibile che non ci sia nulla di abbastanza speciale? Poi la vedo, seduta in quel bar, sorseggiare il solito cappuccino.

Ah, Valentina, mi ero completamente scordato di te. Nel mondo di Domani, ai tempi dell’università ero completamente assuefatto alla tua immagine, cercando ogni giorno di trovare un pretesto per parlarti, ma non trovandone mai di convincenti. Poi tornato al mondo di Oggi ho cambiato facoltà e, subissato dai miei progetti, non ti ho più vista. Beh, direi che occasione migliore per provare il F.O.I. non può esserci, senza perdere altro tempo attivo l’apparecchio, setto le variabili ed i vari vettori di circostanza.

Dopo qualche minuto il bar inizia a riempirsi di gente, allora entro anch’io, l’unico posto rimasto libero è uno sgabello al bancone vicino a lei che sta ancora sorseggiando timidamente il cappuccino, probabilmente troppo caldo. Mi appoggio al bancone, chiamo il barista e ordino un caffè. La guardo sperando che non si accorga dello sguardo ebete che sicuramente ho in quel momento. Dio quant’è bella, ma non di quella bellezza che vedi sulle riviste, piuttosto una bellezza sfuggente, quasi gelosa di se stessa.
“Ormai dovrebbe essere il momento” penso, infatti lei allunga il braccio per prendere una bustina color sabbia, probabilmente zucchero di canna e, urtando inavvertitamente la tazzina col gomito mi rovescia il suo cappuccino sulla gamba. Sul momento mi maledico per non aver previsto che quel liquido sarebbe stato così dannatamente caldo ma cerco di controllarmi comunque, giusto per non rovinare tutto. Intanto lei, visibilmente imbarazzata, inizia a scusarsi per essere stata talmente maldestra, una mitragliata apparentemente infinita di “Scusa, perdonami, che stupida, giuro che mi dispiace..” mi colpisce finché penso alla prossima mossa da fare. Ora dipende tutto da me : “Non preoccuparti, giocando col fuoco dell’amore molto spesso ci si scotta.” Cosa? Ma come mi è uscita una tale menata? Fortuna che lei sembra essere troppo imbarazzata per prestare attenzione a quello che dico, quindi provo immediatamente a rimediare “Ehi tranquilla” le dico “questi pantaloni mi facevano pure schifo, stavo cercando un pretesto per gettarli.”

Ecco che finalmente mi guarda, sembra calmarsi, e mi sorride, penso che un’aurora boreale non saprebbe emozionarmi di più in questo momento e mi arriva il colpo di genio: “Anzi, come minimo devo offrirti un altro cappuccino per ringraziati e rimpiazzare quello che hai perso.” Stavolta ride divertita e, mentre si avvia verso l’uscita, mi risponde: “Molto bene allora, adesso però sono di fretta quindi se sei libero facciamo domani, stesso posto stessa ora” Mi saluta con un cenno della mano ed esce.

Sono talmente stupefatto di quello che è appena successo che non presto molta attenzione ai sorrisetti ammiccanti della gente che sembra volermi dire ”sei un grande!” ed intanto mi avvio a mia volta verso l’esterno senza consumare il caffè che, comunque, doveva ancora arrivare.
 Ad un tratto comprendo la realtà, fredda come la brezza invernale che mi arrossa il naso, il mio F.O.I. funziona alla grande. E allora perché accontentarsi di una ragazza, in fin dei conti neanche troppo speciale? Una che, se non fosse stato per un mio astuto artificio probabilmente non si sarebbe nemmeno presa la briga di conoscermi? Con le possibilità che mi si aprono davanti posso fare praticamente di tutto.

Nei mesi ed anni successivi tentai allora di aprirmi la strada verso il successo grazie al mio nuovo giocattolo ma, pur non avendo subito traumi di alcun tipo, non dette più segno di funzionare.
 Non andai all’appuntamento con Valentina e non la rividi più.
 Qualche anno dopo realizzai che forse il F.O.I. non aveva mai funzionato.

(di Andrea Tombolato)