Oltre il magenta

Cammino per strade sterrate. Intorno a me, distese immense di campi di ogni colore, fiore, di ogni profumo, sapore. Il sole infuocato oggi così immenso scalda ogni cosa, per prima la mia pelle. Incandescente, si illumina. Vento soave si eleva dopo ore incessanti di pioggia, martellante, rabbiosa. Vedo alberi vivi che si agitano, cambiano sembianze, sfumano in mille colori. Panchine marcite dalla pioggia tengono lontana ogni forma di vita. Ci sono solo io e la natura che sta nascendo, ancora una volta, anche questa volta. Alberi dinamici, erba raggiante, luce serena. A pochi centimetri da me, una pozzanghera. La osservo, è un buco nero. Mi ci vedo riflessa, irreale. Assenza di colori. Prendo un sasso, lo immergo in quel solco. Con feroce quiete cade. Si creano cerchi e cerchi ancora. Immagini geometriche si riflettono sul mio globo oculare. Il sasso sempre più in basso cade, lo seguo. Il mio esile corpo entrando, sembra che tagli un varco di gelatina. Disgusto. Cado piano, questo tunnel inizia ad assumere colori surreali. Vedo cose di ogni tinta, irregolari, offuscate. Geometrismi impavidi percorrono il tunnel creando danze veloci, creando giri infiniti. Il respiro inizia a farsi pesante, quasi non c’è aria, quasi non respiro. Cerco di riemergere, ma la gelatina sopra di me è diventata solida. Imprigionata, non mi resta che proseguire. Intravedo il sasso, stendo la mano, allungo il mio corpo più che posso per raggiungerlo ma inizio a scompormi. La testa è la prima che se ne va. Tutti i pezzi fluttuano in giro, roteando discendono nelle tenebre. Ebbra di paurosa eccitazione, chiudo gli occhi. In un battito di ciglia di nuovo tutt’intera mi ritrovo, indietro nel tempo. Sono in piedi, davanti alla pozzanghera, in un vialetto sterrato, in mezzo a distese di campi e tantissimi alberi. Non ci sono più i raggi caldi del sole e la brezza è estinta. Clamorosa staticità. Gli alberi sono spogli, morti di plastica sembrano. I fili d’erba paglierini sono secchi come la mia gola, non riesco a parlare. In un secondo è tornato inverno, è tornato il gelo e la malinconia. Davanti a me c’è la pozzanghera, ancora colma d’acqua. Mi avvicino, la guardo. Mi vedo riflessa, viva. Ci vedo colori, profumi, emozioni. Creo immagini, immagino creazioni. Un flusso continuo di indefiniti splendori accompagnano il mio pensare. Intorno a me, il nulla. Basta rendersene conto, basta lasciarsi andare e la bellezza si trova in ogni ora del giorno, in ogni buco di mondo.

(di Ludovica Bevilacqua)