Pensare a vuoto

Il vuoto, nel momento stesso in cui si inizia a parlarne, smette di essere tale.
Diventa parole. E dietro alle parole stanno i pensieri, confusi e indecisi su che meta darsi, mentre la voce corre sempre più svelta e il vuoto si riempie di cazzate.
Di fronte al vuoto bisognerebbe stare zitti e meditarci un po’ sopra. Ma come si fa a rappresentarsi il vuoto? Quando gli si inizia ad abbozzare dei contorni, i pensieri circoscrivono un perimetro. E la linea del perimetro è un’idea piena, ben definita sulla carta ruvida del cervello.
Nel vuoto forse ci si entra, ma non ne si esce, perché se ci fosse una porta di emergenza già sarebbe qualcosa. E il vuoto non è qualcosa.
Il vuoto somiglia a Dio. Non ha confini, non può essere contenuto nel pensiero, sfugge ad ogni rappresentazione. Concetti talmente scivolosi da far sorgere il sospetto non esistano. Eppure sembra che il vuoto da qualche parte sia stato trovato. Dio non so.
L’idea del vuoto è talmente distante dalla sostanza becera e puzzolente dell’essere umano da venire perennemente allontanato. Hai voglia menare il cazzo con le ascesi mistiche e i vuoti pneumatici. Non è mai stata documentata l’esistenza di un monaco o un nichilista che, mentre sta scivolando nel sonno e di colpo sogna di precipitare nel vuoto, non scatti muovendo in maniera disarticolata la gambe. In un attimo apre le palpebre e si sveglia. Anche questa volta è sfuggito al vuoto.
È un concetto da cui scappiamo anche senza volerlo. Forse solo nella minutaglia quotidiana riusciamo ad incontrare il vuoto.
La conserva di pomodoro viene messa sottovuoto, il portafogli è quasi sempre vuoto e i vuoti a rendere non si rendono mai. Le verdure, i soldi e le bottiglie hanno un rapporto con certi concetti migliore del nostro.
Immagino che a un certo punto il vuoto bisognerà incontrarlo. Probabilmente non sarà granché, altrimenti la voce si sarebbe sparsa e avremmo più suicidi e meno persone in coda per una biopsia.
Oppure sarà un’esperienza esaltante. L’ultima volta in cui mi sono scontrato con un concetto inesprimibile è stata quando ho conosciuto le femmine. E, tutto sommato, ne è valsa la pena.

(di Agostino Bertolin)