Scusa se uso la parola “scusa” più delle virgole, a volte ci starebbe meglio suca; scusa per quando sono stata troppo avventata e per quando invece ho aspettato mesi a fare una mossa, che poi si è rivelata quella sbagliata, credo, ancora non ne sono convinta; scusa se ogni due o tre ore di calma apro voragini e scateno tempeste con pensieri di ansia o rimpianti o cosechesarebberopotuteandarediversamente(sesolofossifattameglio), queste ultime meglio note come rimorsi che però un termine troppo limitato per tutto quello che ti scateno contro; scusa per l’irrequietezza, per quella sete infinita di nuovo, di altro, di indefinito che non ti abbandona neanche nei momenti di pace, figurati in mezzo alla tempesta, ma non è negoziabile, scusa; per le parole che non arrivano al momento giusto, per la timidezza che ogni tanto ancora ti attanaglia ti devo chiedere scusa; scusa anche per la rabbia: finora non ho capito come gestirla; scusa per quel maledetto cuore che batte sempre troppo forte, che spera troppo, a cui importa sempre più di quello che può sostenere: era già difettoso quand’eri piccola e non so aggiustarlo; scusa per l’ansia che ti porti dietro dalla nascita, colpa un po’ di tutte e due, mia cara, diciamocelo, ma faccio il primo passo, chiedo scusa e ne approfitto per dirti che sei migliorata, da mille è passata a ottocento, mica male; scusa per le volte che ho pensato che leggere non ci salvasse, che fosse un surplus nella giornata, ma rimediamo, non preoccuparti; scusa per tutte le volte che non ti ho fatto scrivere, non avevo capito che fosse come respirare; scusa per i litigi che hai dovuto iniziare, per quelli che hai dovuto finire, per le persone che sei stata costretta a lasciare indietro, so che ti fa stare male, per favore, perdonami; scusa per quelle volte che hai pensato di essere inadeguata, fuori posto, in qualunque modo inadatta; e, la più importante di tutte, in mezzo a questo collasso spazio temporale su me stessa dove la medentro parla alla meancorapiùdentro, scusa per aver pensato, più di una volta, di non essere all’altezza. Di non essere abbastanza. Di non meritarti per qualsiasi motivo l’attenzione, il rispetto, l’amore, l’ascolto o un’altra qualunque cosa dagli altri solo perché sei tu.
Questo è il mio “scusa” più grande, il baratro più scivoloso in cui ti ho buttata. Vedo che ancora non ne sei uscita e mi dispiace. Per me era uno come tanti, ma scusa, piccola me, scusami tanto. Scusami, perché non è vero.
