Storia di un mikado

Tanto tempo fa, in una terra lontana chiamata Giappone, viveva Minoku, un giovane imperatore di quindici anni, salito al trono del Crisantemo nel 510 a.C.
in seguito alla morte del padre, l’imperatore Catun. Il popolo riteneva che Minoku fosse dotato di poteri soprannaturali e che incarnasse una divinità, che fosse quindi in grado di controllare il corso della Natura. La sua persona era concepita come il perno su cui poggiava la bilancia del mondo. I suoi sudditi avevano il compito di preservarlo dalle attività indegne che venivano normalmente svolte dalle persone comuni: Minoku, per passare da un luogo all’altro, doveva essere trasportato a spalla, in modo che i suoi piedi non toccassero il suolo; non poteva esporre la sua sacra persona all’aria aperta e al sole, altrimenti la pelle avrebbe riportato delle imperfezioni; non osava tagliarsi i capelli, la barba o le unghie, tanto erano sacre le parti del suo corpo. L’esistenza del mondo e l’ordine della Natura sembravano dipendere solo da Minoku e, se il suo popolo aveva imparato da un lato ad essergli grato per il tempo favorevole che permetteva agli alberi di fiorire e dare frutti, dall’altro lato i sudditi sapevano che quello che l’imperatore concedeva, poteva anche negare. Lo chiamavano “il dio incarnato che governa l’universo”.
Quando stava seduto sul suo trono, doveva mantenere la direzione dello sguardo fissa davanti a sé: se girava la testa a destra o a sinistra, si sarebbero scagliate pesanti carestie sulla popolazione. Minoku non poteva permettere niente del genere, i suoi fedeli sudditi gli prestavano troppa attenzione e si dedicavano così tanto a lui che non avrebbe mai potuto lasciare che accadesse loro qualcosa di tanto terribile. Ma come si può pretendere che un essere umano riesca a mantenere per ore ed ore lo sguardo fisso, senza batter ciglio? Un giorno sul naso di Minoku si posò una mosca. L’imperatore cercò di resistere, ma il fastidio che l’insetto gli provocava era troppo forte e lo fece starnutire. Un unico starnuto, un solo piccolo movimento gli fece spostare la testa e cambiare la direzione del suo sguardo. I sudditi lo uccisero immediatamente. Si diceva infatti che se l’imperatore fosse stato sostituito subito dopo il suo errore, non avrebbero dovuto temere le terribili carestie. Era un giorno di primavera dell’anno 505 a.C., Minoku aveva vent’anni e aveva fallito il suo compito.

(di Irene Zanfardin)