Sulla scomparsa di Mathias | 20lines

La prima cosa che sparì dalla faccia della terra fu un piccolissimo gruppetto di molecole, quasi tutte di clorofilla. D’un tratto abbandonarono la foglia della felce su cui stavano, in un condominio di calle Guillermo Arias ad Asuncìon, Paraguay. La signora Peron, che ogni giorno innaffiava la pianta, non ci fece caso. La seconda volta che accadde invece, furono in molti ad accorgersene.
A smaterializzarsi infatti fu un bacino basaltico nel cuore delle Rocky Mountains, facendo praticamente implodere su se stessi centinaia di chilometri di catena montuosa. Il fenomeno si ripeté, ma solo qualche anno dopo, con il celebre caso della spalla di Bambang Pamungkas.
Durante la notte una parte sferica, di approssimativamente venticinque centimetri di diametro, svanì tra il collo e il braccio destro del signor Pamungkas, a Bandung. Il poveretto si svegliò di soprassalto ritrovandosi con il braccio che penzolava, appeso solo ad un brandello di pelle.
I casi in cui la materia se la dava a gambe dal nostro piano di esistenza non erano frequenti (i più ravvicinati tra quelli rilevati erano avvenuti a nove mesi di distanza), tuttavia si ripetevano costanti.
A volte sparivano granelli di polvere, piccoli animali, o un po’ di gas atmosferico ma in alcuni casi scompariva un pilastro portante di un grattacielo o la carlinga di un aereo in volo sull’oceano Atlantico, e in quei casi le conseguenze erano catastrofiche.
Passarono molti secoli durante i quali l’umanità convisse con il quotidiano terrore delle sparizioni. Il progresso tecnologico e sociale si arrestò quasi del tutto perché nessuno se la sentiva di sognare in quel clima di precarietà, così il mondo del 2780 era quasi del tutto identico a quello del 2008, quando tutto era iniziato. Mathias, infatti, tornava sconfitto dal seimillesimo colloquio-proforma da quando quattro anni prima si era visto scomparire il lavoro, anche se questa particolare sparizione non era da imputare ai misteriosi fenomeni fisici ma ai ben più tradizionali meccanismi padronali.

(di Tobia Munari)

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