Supereroica

Non è facile essere me, capisci? Il vento, il buio, la pioggia dentro gli stivali e il gelo che ti penetra le ossa, mentre attendo. Nel buio. Aspetto ogni notte, da vent’anni, che qualcosa accada. Aspetto perché il mondo che ci circonda è marcio nel midollo, perché senza di me non ci sarebbe nulla se non buio. Notte profonda che con i suoi tentacoli avvolge ogni cosa. Io devo esserci. Sempre. Per loro, per quelli come te.
Non mi credi, vero? E come puoi credermi? Tu non c’eri, quella volta. Ad Arkham, intendo. Io e lui, per quella che pensavo sarebbe stata l’ultima volta. Si cibava delle mie paure, delle mie pulsioni. E mentre lo faceva, mentre dilaniava ciò che restava del mio coraggio, rideva. A crepapelle. Non riusciva a trattenersi. Ma tu. Ma voi. Pensate che sia tutto facile. Che vedere gente morire sia una passeggiata, quando sono chi sono. Non lo è. Non c’è nessuna danza nel pallido plenilunio. C’è solo la sua risata che rimbomba in fondo al mio petto, mentre il plesso solare vibra per il terrore che quasi mi paralizza.
Quando lo ha ammazzato volevo mollare, sai? Era solo un ragazzo, Robin. Solo un ragazzo con un sogno. E la sfortuna ha voluto che i nostri sogni fossero gli stessi. Il suo corpo, oddio il suo corpo. C’era sangue dappertutto. Per terra, sul suo costume, sulle mie mani. Le lacrime non mi facevano vedere bene, ma sentivo l’odore del sangue. Mi inebriava il cervello, ubriacandomi. Ora i ricordi si annebbiano. Non ero lucido, quella volta. Come potevo esserlo? Quando mi addormento sento ancora la sua risata. Quando smetterà?
Hai presente il dilemma del porcospino? Questo è il mio destino. Più mi sei vicino, più soffri. É una legge matematica. Inevitabile. Ineluttabile. Tutti devono fare i conti con il proprio destino. Io per primo. Io, il Pipistrello.
Perché mi hai fatto parlare della sua risata? Arkham, quella notte. Pensavo di aver dimenticato. Pensavo mi fosse servito di lezione. É la tracotanza la mia maledizione. Sono Prometeo. Ecco il fuoco che senza di me non avreste mai potuto avere. E questo elmo con le corna, questi guanti, questi stivali sono la montagna che mi vincola. E lui è l’aquila che mi squarcia le carni, ogni attimo della mia vita.
Lei non mi crede vero? Lei non crede a una singola parola che le sto dicendo, vero? Pensa che io sia pazzo.
E chi non lo sarebbe, al mio posto?