Un domani migliore

Nome: Chiara
Cognome: 00849440 dipartimento 3
Classe: Quinta E
Tema: Mi ricordo ancora di quella volta che…

Allora, mi ricordo ancora di quella volta che qualche anno fa, una mattina non ero andata a scuola, era giunta notizia che ci sarebbe stata una brutta tempesta, quando succede io dico che è il sole che fa un po’ il matto, e così ero rimasta a casa.
Avevo appena finito di fare colazione, avevo preso la pastiglia delle vitamine, quella dei carboidrati e metà di quella delle proteine, anche se non mi piace tanto. Mi annoiavo, non avevo voglia di giocare e quindi chiesi alla mamma di fare qualcosa di diverso dal solito; lei ci pensò un po’ su e poi mi disse che ormai ero diventata abbastanza grande per farmi vedere una cosa.
Prese da un cassetto un qualcosa che non avevo mai notato, lo maneggiava con estrema cura, lo appoggiò delicatamente sul tavolo e rimosse il panno che lo avvolgeva. Sbucò una specie di scatola grigia che sembrava antichissima, si apriva in due e sulla sua superficie superiore vi era disegnata una sorta di sferetta bianca, mamma mi disse che raffigurava un oggetto che tanti e tanti anni fa chiamavano mela.
Premette un tasto, una parte della scatola s’illuminò e comparvero una serie di immagini bizzarre. A quel punto capii che mi trovavo di fronte al computer che il nonno aveva lasciato in eredità a mamma, di cui tanto avevo sentito parlare e che era appartenuto al nonno, del nonno, del nonno, del nonno (e via così per tantissimi nonni) fino a noi.
Ero letteralmente stupefatta, le immagini apparivano su uno schermo e non venivano visualizzate direttamente nella mia testa come con i computer di oggi, e per dare i comandi bisognava usare le dita e cliccare, non bastava pensarli e poi era enorme tipo un rettangolo di 30 centimetri per lato, assurdo!!!
Ma la cosa più assurda venne dopo, mamma mi fece vedere delle foto di più di trecento anni fa.
Si vedevano i parenti lontanissimi della mamma quando erano giovani, uscivano di casa senza tuta di protezione e senza la maschera anti-gas e senza la bombola di ossigeno! Potevano stare al contatto col sole, il cielo aveva un colore strano, vi erano distese di tappeti di colore verde su cui vi erano piantati delle specie di lampioni che però erano pieni di capelli verdi, “foglie!” mi disse la mamma. Sembravano contenti di stare fuori, “bah! strana gente!” pensai, era tutto più luminoso e l’aria aveva ancora l’ossigeno, quindi niente bombole e niente ossigenatore nelle case, era davvero tutto pazzesco. Risi, risi un sacco nel vedere i loro vestiti, vedere che viaggiavano su delle cabine che poggiavano su strane ruote gommose, mamma mi disse che il teletrasporto non esisteva a quei tempi, non ci volevo credere, per spostarsi da una parte all’altra del mondo usavano quelle cosiddette auto e nessuno viaggiava nello spazio! Mi sembrava tutto così strano, così diverso, sembravano più liberi, ma allo stesso tempo così primitivi, mamma disse che le sarebbe piaciuto vivere ai quei tempi, “sei pazza” le dissi, con dei pc così ingombranti, quei ridicoli vestiti, quelle pelli così scure, scottate dal sole, e poi senza tutte le tecnologie di oggi; non capii bene perché mi disse così e lentamente le si spense il sorriso dalla faccia.
Ecco, mi ricordo ancora di quella volta che mamma mi mostro quel computer e quel mondo così strano che non ci sarà mai più.

(di Gianluca De Caro)