VICTORIA, BRITISH COLUMBIA

«Siamo arrivati?», mi chiede Vittoria guardandomi di sfuggita, mentre sposta lo sguardo da una cima all’altra dei crostoni di roccia che sfilano fuori dal finestrino.
Siamo arrivati? A dire il vero non so nemmeno se siamo mai partiti.
Dal mio finestrino entra aria calda e secca nonostante il tachimetro segni i 70 orari. Siamo in Agosto.
«Manca ancora un po’ V., cerca di riposare» rispondo, rivolgendomi verso il sedile del passeggero e cercando di fare la mia faccia migliore.
Il mese di agosto mi soffoca, come mi ha soffocato nascere e sfiorare i quaranta nella stessa città di provincia. Così, però, ho scoperto che le ultime sere di Luglio il parco dietro casa è deserto e, se dalla panchina vicino allo stagno guardi ad ovest, puoi vedere la Cintura di Orione accompagnata da una miriade di stelle minori.
Le cose migliori della vita non sono cose, perché le cose finiscono e, inesorabilmente, parte di noi finisce con loro.
Come quella volta con la mia poltrona preferita.
Dio solo sa da quanto tempo desiderassi quella poltrona: bella e comoda, era tutto ciò di cui avevo bisogno. Una sera di Settembre riuscii ad averla, era mia e nessuno me l’avrebbe mai portata via.
La mia poltrona aveva braccioli comodissimi e uno schienale da favola ma non aveva le rotelle; “poco male”, mi dissi, “non è nulla di vitale”.
Con lei trascorrevo ore che sembravano minuti e tutti me la invidiavano. Niente al mondo avrebbe mai potuto guastarmi quei momenti.
Con il tempo, però, l’assenza delle rotelle diventò sempre più pesante: mi limitava e rendeva tutto più scomodo.
 Così un pomeriggio di Marzo decisi che di poltrone era pieno il mondo e sicuramente sarei riuscito a trovarne una nuova che soddisfacesse in grado di soddisfare le mie esigenze. Accompagnai quindi la mia poltrona in uno di quei posti dove le poltrone vanno per rimanere in forma e le promisi che sarei passato a riprenderla verso le 19.00. 
Ma non tornai.
Qualche mese fa ho rivisto la mia poltrona (che poi non è più mia): qualcuno le ha montato delle rotelle favolose, coi cuscinetti a sfera, uno splendore. Quando ci penso mi tremano le gambe e vorrei tornare ad accomodarmi tra quei braccioli avvolgenti e quello schienale imbottito.
 Avrei potuto montargliele io quelle maledette rotelle? Decisamente sì.
«A cosa pensi, papà?». Come al solito Vittoria mi riporta alla realtà.
«A nulla, tesoro».
Agosto è la domenica d’estate ed è di domenica che escono i mostri.