Mater

Senti acqua gorgogliare nella pancia.

È lei che ti chiama per la prima volta.

Usa un richiamo primitivo, carnale: diventi nido, ricettacolo, tana profumata per il tuo grumo pluricellulare.

Canti per lei, ti nutri per lei. Ti ringrazia con battiti di un cuore da colibrì, tant’è incalzante.

È una sirena, nuota nella tua sacca placentare, nella penombra primigenia.

Giunte alla resa dei conti, non desidera lasciarti, ritarda più che può la recisione del vostro legame, e tu piangi perché in segreto la pensi come lei.

La tua figlia femmina occupa spazio. Riempie il tempo.

Scopri la telepatia e prevedi l’immediato futuro. Possiedi l’udito sopraffino dei felini, e delle madri feline hai le caratteristiche: ruggisci a chi si avvicina troppo e fai le fusa al tuo cucciolo.

Tu hai a cuore la sua igiene, tratti merda e vomito di ogni tipo e colore, e nulla di lei ti schifa.

Lasci che ti insegni nuovi gesti segreti: i baci, il seno, l’odore della sua nuca, la pelle, saliva e odore di latte.

Fiorisce la sua consapevolezza, si espande, riempie i vuoti.

La bocca le si riempie di parole che sfuggono in ogni direzione.

Tu scadi nella banalità, la vesti di rosa e la incoraggi a giocare con la barbie.

Lei organizza tutte le merende della sua classe.

Tu la esorti allo studio.

Lei ti chiede, cercando termini che non ti spaventino, – perché  siamo  qui -.

Ascelle da radere. Mestruazioni irregolari. Le femmine non conoscono pudore.

Provi a darle istruzioni: lei lascia ogni cosa a metà, travolta da un pensiero al volo, ed è già oltre.

Lei vive in anticipo, pensa con la pancia, agisce con una trasparenza dissennata.

E tu ti affanni a cambiarla? Vuoi soffocare tale ispirato candore?

Le caselle di cemento armato in cui la fai vivere non trattengono la sua spinta obliqua, scrive poesie dove le chiedono relazioni, legge le persone con un solo sguardo, lascia scie di profumo tra le macerie.

Trasforma le imposizioni in fughe dalla realtà e torna con gli occhi brillanti, pieni di visioni inedite.

La vorresti ancorata a terra, lei ha già la valigia pronta e aspetta solo il vento.

Tuo compito, madre, è preparare il terreno. Armare il grilletto.

Lei è una femmina portatrice di scompiglio, votata al cambiamento, il suo corpo è adatto alla corsa e al sudore, la sua favella ti trasporta dove vuole.

Nata dall’amore scontroso di sua madre per suo padre, ne porta con sé i geni del dissenso  e della rivolta.

Tu, matrice! Guarda l’afflato della tua essenza fin dove si può spingere, ammira la tua figlia femmina: lo scopo antico è raggiunto.